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Le tradizioni dell'olio


La pianta dell'olivo è originaria delle regioni a nord-est del Mar Caspi, ma è molto presente nei Paesi del bacino del Mediterraneo, soprattutto nelle fasce collinari e montane presenti nelle zone costiere, e sa adattarsi anche ad altre zone a patto di trovare il giusto grado di irrigazione e dei terreni idonei.
Alcuni riferimenti biblici e particolari documenti storici come il Codice Babilonese Hammurabi fanno pensare che l'olivo ha delle origini antichissime.
La sua diffusione in Sicilia ha subito fasi alterne in base alle varie dominazioni che l'isola ha vissuto. Fu soprattutto sotto la Dominazione Spagnola che tale settore raggiunse in Sicilia il suo momento d'oro.
I Monaci Benedettini e Cistercensi portaronoi in tale settore delle importanti innovazioniriguardanti soprattutto la diffusione dei frantoi, utilissimi strumenti di lavorazione ancora oggi molto presenti nell'isola.
L'importanza dell'olivo si può ammirare sia dal punto di vista commerciale, visto che nell'antichità l'olio è stato considerato una preziosa merce di scambio e che la coltivazione dell'olivo è sempre una costante nella storia agricola di vari Paesi o Regioni come la Sicilia in cui è presente, che spirituale, visto che tale prodotto è entrato a pieno titolo in vari rituali religiosi non solo cristiani.
Il ruolo religioso assunto della pianta ha delle radici antichissime.
A tal proposito basti pensare che la festa tebana "Dafnoforia" dedicata ad Apollo prevedeva una processione al tempio dedicato alla divinità portando con sè un ramo d'ulivo arricchito da delle decorazioni di alloro e da nastri.
Per la religione cristiana, inoltre, l'olio svolge un ruolo importantissimo.
A tal proposito si possono citare "l'olio degli infermi" utilizzato per dare l'estrema unzione e "l'olio dei catecumeni" utilizzato per ungere le mani di chi sta per esser ordinato sacerdote.
Sempre per la religione cristiana, l'olivo è un simbolo di pace e di festa ed è associato a varie processioni tra le quali spicca senz'altro quella della Domenica delle Palme, uno dei momenti cruciali della Pasqua Cristiana.
Successivo aspetto della pianta è quello di simboleggiare la prosperità, aspetto degnamente valorizzato anche dall'arte. Un esempio di quanto detto è che la pianta è rappresentata nei mosaici di Piazza Armerina (En).
Il rispetto delle tradizioni in questo settore si vede innanzi tutto nei sistemi di lavorazione che utilizzano gli stessi strumenti dalle millenarie origini, naturalmente migliorati grazie alle innovazioni tecniche ma sostanzialmente gli stessi.
Un altro esempio del rispetto delle antiche tradizioni si trova nell'utilizzo di nomi antiche per denominare gli utensili legati a tale produzione.
Si ha così che la "Giarra" è il recipiente utilizzato per contenere l'olio, la "Burnia" è il tipico vaso d'argilla cotta che conserva le olive ed il "Tumminu" è la specifica unità di misura per le olive.
La terminologia dal sapore antico e popolare tipica di tale settore trova altre esemplificazioni, ad esempio, per definire gli operai dell'oliveto e le varie fasi di lavorazione. Avremo, così, che la "chiurma" è il complesso di operai ingaggiati durante le fasi di lavorazione più operose come la raccolta ed i turni per la macinazione e che "'u trappitu" è l'importantissimo frantoio utilizzato per estrarre l'olio. Infine, la squadra che si occupa della macinazione delle olive vede la presenza del "mastru ri chianca", cioè del coordinatore della squadra, e del "tira in punta" che ha il compito di occuparsi di viti ed argano. La squadra è completata dall'addetto alla macina e dell'aiutante che si occupa della pesatura delle olive, cioè della "scuffata".
Il mondo dell'olio è degnamente rappresentato in Sicilia, ad esempio, dal Museo dell'olio presente a Chiaramonte Gulfi (Rg).
Il Museo è suddiviso in sette sale ed un cortile. I vari ambienti presentano gli utensili legati a questa particolare e tradizionale lavorazione, a partire da quelli monumentali come una pressa per l'olio realizzata in ferro e risalente alla fine del 1800 ed una macina in miniatura, cioè lo strumento costituito da due grandi pietre circolari e ravvicinate che macinano le olive poste nel mortaio. Il Museo preserva, inoltre, anche gli utensili più piccoli ma sempre di una sicura importanza come i "cafisi", cioè le misure di capacità
per l'olio, e le canne per l'abbacchiatura delle olive.

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